Martedì, 27 Luglio 2021 19:57

La rappresentante di lista a #Giffoni50Plus, creatività fuori dal genere

Da Sanremo a Giffoni prosegue denso pieno di emotività il viaggio de “La rappresentante di lista”, nel pieno di un tour, di fronte all’affetto e alle domande serratissime e partecipate dei ragazzi di IMPACT!. Le parole entrano fin dentro i pezzi e l’anima stessa del progetto, cercando risposte: «Siamo di nuovo sul palco, questa è la cosa che ci piace fare. Suonare e cercare, scrivere. A volte è come se avessi una telecamera che riprende il mondo, nei luoghi». L’ascesa del gruppo riguarda un continuo cambio di prospettiva, mischiando i generi e i punti di vista: «Spesso la fragilità viene associata alle donne», spiega Veronica, «noi ci scambiamo lo sguardo, come per le canzoni Dario si accorda a determinati pezzi».

Proprio Dario incarna la storia del gruppo e della sua anima queer-pop, nel 2014: «Allora eravamo in un festival a tema Lgbt, a curare la direzione artistica. Non conoscevamo bene la scena, oltre il genere, trasversale, e questo ci ha subito affascinato, rubando il termine alla discussione sul genere e sull’identità sessuale, abbiamo risposto al nostro mondo, trovandolo. Venivamo dal teatro, e non ci siamo mai attaccati a uno stile particolare». Il legame con la comunità queer, nato nel tempo, «riguarda il nostro modo di affrontare temi del corpo, di relazioni, in modo trasversale, fuori dai cliché». L’influenza delle proprie origini ritorna con la Sicilia e l’impegno, la necessità di esporsi, come nel progetto di “Musica contro le mafie”, con posizioni chiare, principi. «Quando esponi direttamente qualcosa via social, nelle interviste, puoi dire la tua. Con una canzone puoi farlo, puoi schierarti contro le mafie, che ci hanno rovinato la vita. Non esistono argomenti più grandi di noi. Sul ddl Zan, ci sono stati movimenti e impegni chiari, noi certo non siamo in parlamento ma tutti, compresi io e Veronica, possiamo indurre la politica a scegliere. Quando andavo a scuola c’era la società civile, che deve indirizzare le cose, specie quando i politici sono un passo indietro».

Dalla vetrina di Sanremo, il pubblico procede a ritroso lungo la storia precedente del gruppo: «Il teatro ci ha insegnato come stare sul palco, dandoci strumenti e possibilità», spiega Veronica, «C’è una cura di dettagli, luci e distanza, tutto fa parte di un disegno. È come se avessi sempre a disposizione degli assi nella manica. Tu devi sempre essere pronto a qualsiasi cosa, c’è una magia da rispettare e una distanza che si calma con il senso dato a quello che facciamo, aperto rispetto a chi ascolta nella sua possibilità. Lo spettacolo per questo si trasforma e non è mai uguale, si rinnova ogni volta». Il ragionamento sulla creatività e sulla sua alimentazione, richiede risposte ma anche silenzio: «Serve il tempo per riflettere, le pause, nel quotidiano dove vivi quotidianamente cose differenti, senza rimanere nel solito recinto».

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