Venerdì, 23 Luglio 2021 20:24

Teresa Saponangelo: "Giffoni, realtà unica"

«Ho sofferto tantissimo quando hanno richiuso i teatri nel novembre 2020, e ora stare qui, rivedere un film in un’arena, ricominciare con il palco, finalmente si torna a vivere»: è un auspicio di rinascita il saluto dell’attrice Teresa Saponangelo, artista eclettica accolta dal pubblico della sala Lumiere, Nastro d’argento 2021 con “Il buco in testa” di Antonio Capuano.

«La storia è ispirata a quella di Antonia Custra, che ha vissuto una vita intera nel dolore per aver perso il padre Antonio, due mesi prima della sua nascita, ucciso negli scontri tra polizia e brigatisti nel 1977. Lei vive tutta la sua esistenza nell’impossibilità di trovare un uomo per costruirsi una famiglia, alle prese con un enorme vuoto, impossibile da colmare. Fin quando incontra l'assassino di suo padre». Il film parla del dolore e della sua trasformazione, percorso artistico che unisce Capuano e la sua protagonista: «Ci siamo scelti dal 1995, poi abbiamo lavorato tante volte. Nel film "Polvere di Napoli" studiai un monologo per settimane, eravamo soli in una Napoli deserta e Capuano coprì le auto con i teli bianchi, pensava fossero una bruttura nella città svuotata dall’estate. Napoli è una città struggente con cui ho un rapporto conflittuale, sono andata via
presto, ero curiosa di conoscere e scoprire, oggi a Napoli c'è un'altra vitalità». Dal vuoto al futuro attraverso la vita e il lavoro, il teatro. «Misurarsi con il palco, con la telecamera, rende completi. Il teatro permette 40 giorni di prove e sfumature, un tempo di riflessione e studio che in tv e al cinema non esiste, è più un lavoro di solitudine. Sono belli entrambi, ma metterli insieme è meglio». Tra la sequenza di ruoli interpretati, «scelgo il ruolo di Antonia, l'ultimo. Ho perso mio padre a due anni e ho potuto vivere quello che ha scritto Antonio Capuano».

Nell'era delle piattaforme, della scelta infinita di film e serie, «i ragazzi hanno possibilità, penso a Giffoni che esiste da cinquant’anni ed è una realtà unica come non ce ne sono. La piattaforma non può sostituire la sala, è bellissimo stare qui». Immancabile, il saluto di Claudio Gubitosi, che riabbraccia la sua famiglia, i ragazzi: «dobbiamo agire e reagire, come succede nella vita, sono cinquantuno anni con questa idea. Se l‘anno scorso abbiamo fatto scuola, i primi a tornare dal vivo, ora andiamo avanti. In rete con Procida, capitale della cultura 2022, e poi con Bergamo e Brescia, per il 2023 Quest'anno volevo tornare a casa, Giffoni tutta Italiana. Faremo qui un campus, e poi gli studios. E a ottobre, se Dio vuole, compirò settant’anni. Vi voglio bene».