Dopo aver conquistato il cuore della giura Generator +13 del Giffoni Experience 2016, classificandosi al 2° posto tra i film in concorso, arriva domani, giovedì 12 gennaio, nelle sale italiane "Nebbia in Agosto" (FOG IN AUGUST - NEBELIM AUGUST) di Kai Wassel (Germania, 2016) distribuito dalla Good Films.
Tratto dal romanzo omonimo di Robert Domes e basato sulla storia vera del giovane Ernst Lossa, il film è ambientato nella Germania del Sud inizio anni '40 e racconta la straziante vicissitudine del tredicenne tedesco Ernst, ragazzino orfano di madre, molto intelligente ma disadattato. Giudicato "ineducabile" nelle case e nei riformatori nei quali ha vissuto, dopo essersi comportato in maniera indisciplinata ed insolente con un ufficiale nazista viene confinato in un'unità psichiatrica. Inaspettatamente il ragazzo fa amicizia con gli altri pazienti, e per la prima volta da molto tempo si sente a casa. Tuttavia, scopre ben presto che l'ospedale ha un programma di eutanasia guidato dal Dr. Veithausen. Per aiutare i suoi nuovi amici, Ernst escogita un piano per sabotare il programma dell'ospedale e fuggire con il suo primo amore, Nandl. Quando l'amministrazione ospedaliera inizia a rendersi conto del suo piano, Ernst si ritrova in grave pericolo.
Interpreti principali del film sono Sebastian Koch (Dr. Veithausen), Ivo Pietzcker (Ernst), Franziska Singer (Frau Klein), Jule Hermann (Nandl), Juls Serger (Hermann Klein).
L'opera ha ricevuto a Giffoni anche il Premio CGS (Cinecircoli Giovanili Socioculturali) "Percorsi Creativi 2016" con la seguente motivazione: "perché il film, ambientato come altri nella Germania nazista, approfondisce un aspetto poco conosciuto, tuttora controverso: quello dei programmi di eutanasia applicati anche su minori e disabili. Ispirato ad una storia vera, il prodotto riesce a sottolineare l'importanza universale del rispetto della vita altrui e ad evidenziare la pericolosità delle ideologie disumanizzanti che intendono manipolarla su basi selettive. La sceneggiatura non si rifugia nel facile schematismo che separa buoni e cattivi, ma mette in luce la fragilità umana, da sempre vittima della "Banalità del Male". I significati più profondi vengono veicolati soprattutto da una regia che valorizza l'interpretazione e l'espressività dei giovani attori, anche attraverso un uso calibrato di musiche evocative e dialoghi essenziali. Infine, grazie al netto contrasto tra i toni cromatici caldi e freddi degli spazi esterni ed interni, emerge un clima di tragedia che, nonostante tutto, apre uno spiraglio alla speranza".