Lunedì, 18 Luglio 2011 00:00

A Giffoni si parla di pace con i militari italiani

 

Caldoro1Non solo cinema al Giffoni Festival, ma anche un tema delicato come quello delle missioni internazionali di pace svolte dai soldati italiani al centro dell'attenzione dei giovani giurati che oggi hanno dialogato con una delegazione dei militari della Brigata Paracadutisti Folgore.


'I giurati del Giffoni Experience sono una delle cose migliori dell'Italia cosi' come lo sono i nostri militari impegnati all'estero nelle missioni di pace' ha detto il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ospite al Giffoni Experience.
'Il compito dei nostri uomini - ha aggiunto in collegamento audio/video il Generale di Brigata Carmine Masiello, comandante del contingente italiano a Herat - e' quello di proteggere la popolazione afgana e lo facciamo in collaborazione con i soldati afgani. E' un compito impegnativo ma siamo a buon punto. La prossima settimana, ad esempio, una citta' sotto il nostro controllo passera' sotto quello afgano ed e' un ottimo risultato perche' significa che le cose stanno andando nel verso giusto'.


'Siamo grati - ha rimarcato Caldoro - a questi uomini e capiamo il sacrifico che fanno quotidianamente. Qualche settimana fa sono andato a trovare la famiglia di un nostro militare di Nola e ho assistito alla disperazione dei genitori e della giovane moglie. Questa e' una battaglia per la pace e la democrazia e nessuno pensa che i nostri uomini debbano stare un minuto di piu' in quelle zone ma solo il tempo necessario'.


Emozionante l'intervento di un giurato afgano che ha lasciato i suoi colleghi italiani senza parole. Mentre alcuni di loro, infatti, non capivano come 'una missione di pace potesse essere accompagnata da mitra e fucili', un ragazzino dagli occhi malinconici e profondi ha voluto ringraziare il generale e gli ha chiesto di 'non lasciare la sua terra, o, se non altro, di non farlo ancora perche' in Afghanistan c'e' bisogno degli italiani. Solo cosi' - ha sottolineato - avremo la possibilita' di imparare ancora di piu''.


A spiegare il ruolo svolto dai soldati, ci ha pensato, poi, anche il capitano Fulvio Longo: 'Noi andremmo anche disarmati se quello fosse un posto sicuro. Peccato che capiti, a volte, che qualcuno ci faccia anche saltare in aria. Ma la gente del posto vuole la nostra presenza. Qualche tempo fa - ha ricordato il capitano - un bambino si e' buttato in mezzo alla strada dove stava viaggiando la nostra carovana di mezzi blindati e non ci ha fatto passare. Con quel gesto ci ha salvato la vita perche' ci ha mostrato una mina nascosta pochi metri piu' avanti. Noi non vogliamo imporre la nostra cultura. La nostra non e' una guerra. Direi, piuttosto, che andiamo li' a debellare un fenomeno come puo' essere, in Italia, la camorra o la mafia, con la differenza che in Afghanistan non c'e' un governo tanto forte da poter contrastare i talebani'.


Si legge, negli sguardi di questi giovani soldati, la voglia di raccontarsi e di far rivivere le loro esperienze, fatte di giornate caldissime a 50 gradi dove non puoi mai abbassare la guardia. 'Ma siamo felici lo stesso. L'Afghanistan e' una terra meravigliosa con panorami mozzafiato. E la sera sembra quasi di toccare le stelle'. Fanno riflettere anche le parole del caporalmaggiore capo Daniele Tassoni che spiazza tutti quando dice che 'non esiste al mondo una persona piu' pacifista di un militare' perche' loro, piu' che la guerra, portano la pace.
'Noi siamo li' - conclude il primo caporalmaggiore, Mirko Varise - solo per portare un sogno di normalita''.


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