Mercoledì, 13 Luglio 2011 00:00

Edward Norton: "Dovevo fermarmi per continuare a scioccare"

 

edward-norton“A volte è necessario prendere una pausa. Ammiro persone come Dustin Hoffman che hanno avuto il coraggio di farlo. E’ difficile fare due film all’anno perché vedere un attore troppo spesso rischia di far perdere lo stupore al pubblico, non riesce più a scioccare”. Edward Norton, ospite al Giffoni Film Festival, parla del suo rapporto con il cinema. “In questo periodo mi sono preso una pausa, non  inattiva però: ho scritto una miniserie per HBO”. E, mentre ha mantenuto il riserbo sul suo prossimo film “Moonrise Kingdom”, che lo vedrà al fianco di Bruce Willis, diretto da Wes Anderson, Norton ha parlato della serie, prodotta con Brat Pitt, “Undaunted Courage”: “E’ una miniserie incentrata sul viaggio degli esploratori Lewis e Clark nella natura selvaggia dell'America del Nord, i primi a percorrere l’America coast to coast. Era dai tempi di “Fight Club” che io e Brad pensavamo ad una sceneggiatura su questa storia incredibile, poi è stato fatto un film e quello ci ha dato il via”.


 Nell’incontro con i ragazzi, il 42enne attore americano ha consigliato i giovani giurati di guardare film come Amarcord e di leggere libri: “Se nella vita fai un lavoro creativo, non importa quale sia, e qualcuno verrà a dirti che ci sono delle regole, non ascoltarlo -ha detto ai ragazzi- Fate le cose a modo vostro, rompete le regole, seguite il vostro istinto, sarà quello che vi farà fare grandi cose. E studiate, leggete, guardate film. Leggete, leggete, leggete tanto, quanto più potete. Perfino Johnny Depp, che sembra sempre così cool, non fa altro che leggere libri su libri. E' l'unico modo per crescere come artisti e creativi. Qui a Giffoni vi consiglio di iniziare un'abitudine: agli attori che verranno qui, chiedetegli di consigliarvi 3 film che dovete assolutamente vedere. Ecco i miei: ‘Amarcord’ di Federico Fellini ha influenzato e cambiato tutti i più grandi, da Martin Scorsese a Woody Allen, è un film fondamentale per costruirsi una cultura cinematografica; poi “Tampopo”, un film giapponese di Juzo Itami; e ‘Harold e Maude’ di Hal Ashby. Vedrete, da questo confronto, uscirete non solo arricchiti, ma davvero ricchi di bellezza”.


Diventato famoso in tutto il mondo per la sua interpretazione di “Fight Club” di David Fincher, Norton ha parlato del suo rapporto con il regista: “Lavorare con David è stato fantastico, forse non era molto conosciuto al grande pubblico. Negli Studios dicono che quelli con Fincher che hanno una grande personalità vengono etichettate come persone difficili, lo dicono anche di me ma insieme ci siamo divertiti tantissimo”. Poi Spike Lee, altro grande regista con cui ha lavorato: “Nei suoi film dice cose molto forti ma c’è passione e comprensione per ogni singola persona e categoria”. Norton ha vissuto per molto tempo in Giappone: “Non importa aver avuto un filo così diretto con quella terra per capire l’enormità della tragedia che l’ha colpita –dice- Subito dopo quello che è successo, ho aperto una raccolta fondi sul mio sito e abbiamo raccolto 500.000 dollari”.


Norton ha esaltato i ragazzi di Giffoni e l’atmosfera del Festival, “ una cosa grandiosa –ha detto- ho incontrato ragazzi provenienti da paesi lontani e diversi, dalla Georgia come dall’Africa. Mi incuriosisce molto il rapporto che hanno i ragazzi oggi con il cinema, perché ne hanno accesso in una maniera molto diversa rispetto a quanto facevo io durante la mia adolescenza. Oggi possono chattare, scambiarsi opinioni su internet anche su film che magari non sono riusciti a vedere semplicemente perché le pellicole non sono arrivate nei loro Paesi. Da ragazzo, spinto anche dall’amore che i miei genitori avevano per il grande schermo guardavo Kurosawa e Allen. Poi  un mio amico mi fece scoprire De Sica e Fellini, che ho visto quando ero molto piccolo”. E, sempre a proposito del cinema italiano, alla presenza in sala anche di Martha De Laurentiis, moglie di Dino, del produttore ha detto: “Lavorare con Dino per ‘Red Dragon’ è stato incredibile. Dino era una persona che amava davvero i suoi attori, ed era realmente interessato all’arte. Dava massima fiducia alle persone che lavoravano con lui, non era uno ossessivo del copione. Mi ricordava la frase di Marcello Mastroianni nel film “8 e ½” quando, parlando del suo produttore, afferma “è la mia croce e la mia gioia”.

Last modified on Mercoledì, 28 Settembre 2016 08:30