Martedì, 24 Luglio 2018 17:06

ALESSANDRO GIANNÌ AI MASTERCLASSER GREEN: “NECESSARIO IMPARARE AD AVERE RISPETTO DELLA RISORSA MARE”

Greenpeace e le sue battaglie sono state al centro dell'appuntamento di questa mattina della Masterclass Green, con la partecipazione di Alessandro Giannì, presidente dell’associazione ambientalista conosciuta in tutto il mondo. Visto che il tema di quest'anno è Aqua, Giannì non poteva non iniziare il suo panel partendo dal Mare Nostrum. “Il Mediterraneo rappresenta lo 0,8 per cento dei mari del mondo, ma contiene una grandissima varietà di specie viventi, in rapporto alla sua estensione: 7241 generi diverse di animali e 1351 vegetali. Una biodiversità unica, dovuta alla sua storia geologica, che va assolutamente preservata, a partire dall’utilizzo intelligente della risorsa mare” ha raccontato alla giovane platea. “Ottanta milioni di tonnellate annue sono pescate legalmente, alle quali vanno aggiunti altri 18 milioni prelevate illegalmente, altri dieci milioni ancora, pescate e rigettate in mare come scarto. La conseguenza di questo sfruttamento intensivo sarà, entro il 2050, lo stop alla pesca su scala industriale”, ha aggiunto. Per tentare di correre ai ripari sono state introdotte le quote per il pescato, specialmente per le specie pelagiche, come il tonno rosso e soprattutto modelli di gestione realmente funzionanti. In questo modo, rispettando le regole e le quantità prefissate, si è avuto un aumento complessivo della quantità di tonni presenti nelle aree di pesca, consentendo alla specie di allontanarsi dal punto di non ritorno, quello in cui il numero di esemplari in vita non è sufficiente alla prosecuzione della specie. Altro argomento toccato da Giannì, quello del cambiamento climatico. Dalla fine degli anni '70, con l'aumento esponenziale delle emissioni di gas serra, le temperature hanno iniziato a salire vertiginosamente. Un aumento causato dall'utilizzo, ancora oggi, di combustibili fossili per la produzione di energia, specialmente da parte di paesi in via di sviluppo, come la Cina. “L'aumento di temperatura, anche di un solo grado, comporta drastici cambiamenti, sia in atmosfera che in mare. Uno dei primi risultati è il cosiddetto “bleaching”, ovvero la morte, della Grande Barriera Corallina Australiana”. Duemila e trecento chilometri di corallo, dei quali due terzi soggetti allo sbiancamento. La risorsa mare continua a essere maltrattata. Una vera e propria discarica, sia per rifiuti che per scorie nucleari (almeno fino alla fine degli anni '80), che da qualche decennio deve fare i conti anche con la plastica. “Quando non viene ingerita da cetacei, uccelli acquatici, tartarughe e altri abitanti del mare, la plastica viene degradata dai raggi ultravioletti, sminuzzata in frammenti finissimi, entrando nella catena alimentare - ha concluso - anche noi stiamo mangiando plastica. Questo è il futuro che vogliamo?”

Last modified on Martedì, 24 Luglio 2018 17:20